L'Ema e il cretino cognitivo al Messaggero
Servirebbe un ripassino di economia e di mercato
Ho sempre pensato di Mario Ajello come di un ottimo giornalista, scrive editoriali importanti, pubblica libri, sa di cultura. Dunque ieri sono restato di princisbecco vedendogli interpretare, sulla prima del Messaggero, il ruolo ingrato del cretino cognitivo. L’argomento era l’Ema, Milano e l’Italia purgate (come direbbe Totti), ai bussolotti. Ajello ne ha cavato un’articolessa che, a leggerla, si direbbe non sia mai uscito dal Raccordo Anulare, e il suo giornale un gazzettino rionale. “Una scelta che avrebbe squilibrato il paese”. A parte pensare che la Merkel abbia regalato l’Agenzia bancaria a Macron, e qui saremmo al sadomaso geopolitico, il peggio è il resto. Scrive Ajello che, ex malo bonum, è svaporato “un progetto malamente congegnato dal governo italiano che avrebbe portato un grave squilibrio. Rendendo più forti i forti, e lasciando ai margini le altre parti della Penisola meritevoli di opportunità”.
“C’è tanto bisogno di lavoro in tante zone d’Italia e non si vede perché si sarebbe dovuto impiantare a Milano… una delle più grandi agenzie che traslocano dall’Inghilterra”. Ma dove avrebbero dovuto spostarla, la regia europea del farmaco? A Ciciliano? E non invece dove ci sono le sedi di ricerca e le aziende del settore? “Il progetto di portare l’Ema nella capitale lombarda avrebbe contribuito a far crescere i dislivelli”. Un ripassino di economia di mercato no, eh? Invece trasferire l’Ema a Platì sarebbe stata una “opportunità che avrebbe potuto favorire la crescita di zone che attendono da anni”. Ma forse è un lapsus, forse Ajello s’è confuso con l’Iri, o la Cassa del Mezzogiorno.