Rigopiano, prima di morire, era vivo. Se ne può ridere
Dov’è la vergogna, o il reato di risata nelle conversazioni intercettate un’ora prima che una valanga travolgesse l’hotel?
Se non fosse morto, sarebbe ancora in vita. E’ quanto accade, come ognun sa, a Monsieur de La Palice, vittima di un magnifico fraintendimento lessicale che però contiene una verità che ci piace dimenticare, non solo a noi della stampa ma a tutti i giustizieri da tastiera: che prima che una cosa accada, non è ancora accaduta. Vale per le valanghe, vale per i terremoti e persino se scivolate su una buccia di banana. Prima che la tragedia di Rigopiano accadesse, non era accaduta. Col senno di poi, si può stabilire se ci fu sottovalutazione (probabile) o addirittura dolo. Le famose intercettazioni a riguardo sono note da tempo. Quello che è insopportabile e pure stupido è che ieri, di fronte a nuove registrazioni pubblicate, ci fosse il pienone di titoli così: “Rigopiano: risate un’ora prima della valanga”. “Tutte le conversazioni shock”. “Le risate prima della tragedia”. “Risate e battute. Ecco tutte le intercettazioni della vergogna…”. Le “risate”, in realtà, si riducono a una sola: “E insomma, mica deve arrivare a Rigopiano? Perché se dobbiamo liberare la spa, al limite ci andiamo a fare pure il bagno”. Parla un dipendente dell’Anas, un collega ridacchia. Ma un’ora prima che una valanga travolgesse l’hotel non era accaduto niente, ergo anche Monsieur de Rigopianò era vivo. Dov’è la vergogna, o il reato di risata, che è quel moto umano che accompagna il fatto stesso di essere vivi, prima di diventare morti?