Chissà se esiste di meno il Molise, o il centrodestra unito
Con il Rosatellum, un frullo d’ali in Molise può decidere di una legislatura. Ed è qui che diviene centrale il presidente del Tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo
Non cadrò nella trappola dei social, che andava di moda un po’ di tempo fa, di giocare con il Molise che non esiste. Esiste eccome, e si vota pure. Non cadrò neppure nel razzismo istituzionale di trascurare la legittimità, del suddetto voto. E non è più nemmeno il tempo d’azzardarsi a sostenere che l’elezione del presidente della Regione Molise sposti gli equilibri della politica nazionale quanto li sposta Bonucci al Milan. Anzi: con questo portento del Rosatellum, un frullo d’ali in Molise può decidere di una legislatura. Ed è qui che diviene centrale il presidente del Tribunale di Isernia, Vincenzo Di Giacomo, che il centrodestra unito (unito, il centrodestra) vuole candidare alla prima sedia regionale. E lui, uomo senz’altro per bene e dalla fluente prosa forense (“un apprezzamento ed un richiamo al senso di responsabilità nei confronti della mia modesta persona di umile servitore dello stato”) lo vorrebbe anche lui. Ma a un patto, che la sua candidatura sia frutto di una coalizione unitaria, di tutti i partiti, “per costruire grandi cose”. Un passo avanti e ben oltre il Nazareno, diciamo. Ma un magistrato. Per quanto. Candidato del centrodestra, l’esercito del Cav. E in coalizione unitaria. Mah. Sta di fatto che il centrodestra, forse attonito, tace. Tranne che dalle parti di Stefano Parisi, dove si sono messe a girare tutte le lampadine: “Oggi è necessario proporre agli elettori una offerta politica chiara e concreta sotto il profilo operativo”, dicono i suoi. Altro che un magistrato. Per quanto e bipartizan. Se c’è una cosa che non esiste meglio del Molise, è il centrodestra. Nazionale.