La prossima “grande fuga” di Repubblica, la catastrofista
Studenti e presidi, medici e diplomatici. Scappano tutti. Possibile?
L’ottimismo, come diceva don Abbondio, chi ce l’ha e chi non ce l’ha. Qui da noi, ci sprizza dai polpastrelli. Ma non vogliamo metterci a misurare chi c’ha l’ottimismo più grosso, tra noi e Repubblica, come fossimo The Donald e Kim. Sono soltanto scelte editoriali, in fondo. Però, Gesummaria, possibile? Possibile che ieri, giri la bella grafica alla Quarta Pagina e: “La grande fuga degli studenti dai Beni culturali”. Urca. Poi leggi, c’è stato un meno 26 per cento di matricole, ed è vero che di lavoro non ce n’è tanto, ma se conoscete un po’ l’argomento sapete che molti giovani preferiscono puntare su Lettere, Storia dell’arte. Tendenza normale. Eppure: “Il flop? Tutta colpa della disattenzione dalla politica”. Poi ci pensi, e ti ricordi che il giorno prima avevi letto, in prima di Rep.: “Stipendi bassi e troppi rischi, i presidi in fuga dalla scuola”. Poi, a leggere, e a conoscere un po’ l’argomento, si scopre che ci sono stati seimila candidati in meno, rispetto ai 35 mila, all’ultimo concorso, che del resto metteva a disposizione poche migliaia di ruoli. Lo stipendio è basso, ma sempre meglio del calcio nei denti dei prof. La grande fuga dov’è? Poi lavori di memoria, e un po’ d’archivio, e solo negli ultimi mesi ritrovi un “La grande fuga dei diplomatici americani” (colpa di Trump, ovvio), e la “grande fuga dei medici di famiglia” (“otto su dieci verso la pensione”: banale turn over, no?), nonché un “Ciclismo, la grande fuga: meno corse e sponsor” che fa tanto Fausto Coppi. E insomma, così per suggerire, a quando un Primo Piano dedicato a “Galline in fuga”?