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La devastazione antropologica dell'addio alle ombrelline della Formula 1

Maurizio Crippa

Vista la monotonia di quel che avveniva in pista, erano loro l’unico motivo per stare incollati alla tv. Ma l’America è un posto in cui persino un pornoattore ormai lo fanno fuori dai galà di categoria per atteggiamenti inappropriati

Non per rubare le parole di bocca a Eugenia Roccella, ma l’occidente ha compiuto un altro passo “verso la fine dell’umano”. E per una volta non è colpa di Marco Cappato. E’ non è colpa nemmeno di Bernie Ecclestone, vecchio satrapo, che il Circo Barnum della F1 lo aveva venduto per tempo, fiutando l’aria, alla Liberty Media, roba americana, per una badilata di miliardi. Sono loro che hanno deciso di abolire le ombrelline. Quelle ragazze da urlo che stavano lì per delle mezz’ore, in mondovisione, di fianco alle monoposto, immobili come altrettante Staute of Liberty dell’immaginario maschiocentrico. Vista la monotonia di quel che poi avviene in pista, l’unico motivo per stare incollati alla tv. Ma l’America è un posto in cui persino un pornoattore ormai lo fanno fuori dai galà di categoria per atteggiamenti inappropriati.

 

Così, “nell’ultimo anno abbiamo notato molte aree dello spettacolo che hanno bisogno di essere aggiornate e adeguate a quella che è la nostra visione dello sport” (una visione che non fa luccicare gli occhi? O si preoccupano dei teenager che rischiano di diventare ciechi?) e dunque le ombrelline sono “in disaccordo con le regole di base della società moderna”. Le ragazze avevano persino tentato di difendersi: “Una grid girl non è lì solo per fare bella presenza, le più brave parlano anche”, che suona un po’ come certe dichiarazioni politiche. Ma la frattura antropologica del binomio donne & motori è compiuta. Al loro posto, i neopuritani minacciano di far scendere in pista dei “performer”. Se si azzardano con Marina Abramovicć, guardo solo il MotoGp.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"