C'è sempre qualcuno che è più Pirozzi di te
Il sindaco di Amatrice, candidato alle regionali nel Lazio, è indagato per il crollo di una palazzina durante il terremoto dell'agosto 2016. E ha scoperto che esiste una giustizia dotata di un sentimento del tempo tutto suo
Poi, oh, finirà in gloria come per Bertolaso. O come per altri sindaci passati nel tritacarne giudiziario e mediatico per aver fatto, più o meno, soltanto il proprio dovere. Però il sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi. C’è chi lo trova una risorsa della democrazia e chi anche no. Però è finito indagato, e non sarà niente ne siamo sicuri, così al buio, per il crollo di una palazzina in cui il 24 agosto 2016 morirono 7 persone nel terremoto, “condotte commissive e omissive”. Però il sindaco Pirozzi non ha trovato di meglio da commentare, di primo acchito, oltre all’estraneità ai fatti contestati, questo: “Mi preme osservare che tale atto mi è stato notificato casualmente a 22 giorni dalle elezioni regionali del Lazio”, alle quali è candidato. Dove “casualmente” è ovviamente tutto. E niente, il sindaco che dal primo momento e dalla prima scossa fa il diavolo a quattro, contro la burocrazia o contro le norme o a favore delle norme, comunque sia contro la complicata macchina dello stato e la politica intesa come quintessenza della Colpa Collettiva, e che ha deciso di candidarsi perché per lui la politica si fa con gli scarponi, con i piedi nel fango e dalla parte della gente, ha scoperto che ci sono – purtroppo per lui e per tutti noi – delle cose che funzionano con altre logiche e in altre maniere. Cose che non basta la poetica neorealista degli scarponi chiodati. E ha scoperto, ma questa è la perdita di verginità di chiunque si affacci alla cosa pubblica, che esiste una giustizia, se non a orologeria, però dotata di un sentimento del tempo tutto suo. E su questo, in fin dei conti, il sindaco Pirozzi ha ragione.