Menare il professore
In questo mondo capovolto la scemenza dei genitori ricade su quella dei figli
Lei prima l’aveva “perdonato” (cosa c’è di più travisante delle semplificazioni dei giornali?), non fategli del male a quel ragazzo, aveva detto, “Madonna mia non ce l’ho fatta a cambiarlo”. La “santa prof” che qualche settimana fa era stata sfregiata, 32 punti di sutura, da un suo studente. Poi s’era persino pentita: lei, non lui. “Forse abbiamo fallito”. E chissà se ha già perdonato, o se si sente in colpa pure lui, il prof (niente discriminazioni gender, a scuola) che pure lui è stato menato, a Foggia, trenta giorni di prognosi: ma non da uno studente, bensì dal suo bravo papà. Che non aveva digerito, no, che il suo bambino fosse stato rimproverato, a scuola. Del resto siamo nell’èra dei genitori bamboccioni, che allestiscono gruppi Whatsapp – quelli che manco la ministra può chiudere, lei al massimo licenzierà i professori che usano molestamente i gruppi Whatsapp degli studenti – per insolentire i professori: giù le mani dai nostri angioletti, hanno sempre ragione. Ma al papà di Foggia le violenze social condivise non bastano, ed è passato alle vie di fatto. Perché in questo mondo capovolto, in cui la capa di Oxfam, una delle più famose ong del mondo, s’è dimessa perché i suoi volontari del Bene facevano festini con le ragazze che avrebbero dovuto aiutare, la scemenza dei genitori ricade su quella dei figli. E invece i prof si sento in colpa per le violenze subite da genitori e figli. Ma è San Valentino, forse non lo sai ma pure questo è amore.