Macron come Salvini
La strana coppia unita dal militarismo educativo: entrambi a favore del servizio militare obbligatorio. Scopo non belligerante, ma formativo
Poi dite che Salvini non è, sotto sotto, europeista. Poi dite che Macron non è, in fondo in fondo, un sovranista. A tenerla unita, la strana coppia, c’è almeno questo: il militarismo educativo. Il presidentissimo napoleonico, che il soldato non l’ha fatto, ha annunciato che il servizio militare tornerà, “nazionale, obbligatorio e universale”. Da tre a sei mesi, anche per le ragazze. Scopo non belligerante, ma formativo: con la divisa e lo schioppo in spalla, i giovani potranno rafforzare il loro senso di appartenenza alla République e imparare rispetto, disciplina e fraternité.
La nostra sentinella lombarda, che già fu un fante, il ritorno alla naja obbligatoria lo ha messo in una proposta di legge. Lo vuole su base regionale (ohibò) per sei mesi: “Farebbe il bene di tante ragazze e ragazzi”. Per lui civile o militare è uguale, ma meglio militare: educa all’uso razionale delle armi, scongiurando le recenti tendenze al tirassegno. Salvini, poi, vorrebbe farlo fare soprattutto agli immigrati: rubando, a sua insaputa si suppone, il logo alla Legione Straniera. Ma i due guerrafondai non sono, si sentono educatori autorizzati. Ma se il sugo della faccenda è socializzare, e imparare a sentirsi parte di una comunità, non bastano le colonie estive dei Figli della Lupa, o i boy-scout, o la coscrizione obbligatoria in qualche Rotary Club? Ma soprattutto, vivaddio, avvertire o meno il senso d’appartenenza sarà o no un diritto individuale, tipo il suicidio? E poi dite che quello poco liberale è Kim Jong-un.