Salvini, l'amicone di Facebook. E' tutta propaganda
Più la spari grossa, più ti mettono i like
Non abbiamo fatto in tempo ad abituarci all’idea che Mark Zuckerberg è ormai una faccia piena di pugni. Non abbiamo fatto in tempo a dire che Facebook è una minaccia e può taroccare le elezioni persino in Italia (ma per questo bastava Rosato, in verità). Non abbiamo fatto in tempo a leggere tutti gli allarmi sui troll e i finti profili che diffondono il verbo sovranista, che arriva lui, Matteo Salvini, l’amicone di Facebook. Ha accusato il Parlamento europeo, non che lo frequenti di frequente, e ha tuonato: mentre la gente in Europa muore di fame (e vabbè, conta la percezione) “voi avete inventato il Ministero della Propaganda: il bavaglio su Facebook”. Perché, per lui, Fb è più importante del pane, è il pane e il companatico e il contenuto stesso della politica. E la politica è: più la spari grossa, più ti mettono i like. Si sa che è la star dei social (del resto ne sa una più del diavolo, su come fare), più di Giggino Di Maio, più di Renzi che ormai non tuitta manco più, dalla depressione. Però, siccome i social media non sono poi un posto tanto sicuro, all’amicone di “Prima l’Italia” gli hanno hackerato le mail, quelli di Anonymous. E non è che ci fosse niente di interessante, eh. Messaggi da Strasburgo, poi, manco a parlarne.
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