Gilliam e Monty Cerno
L’unica consolazione per il regista, dopo le dichiarazioni sul #metoo, è che sta a Hollywood. Almeno schiverà il ridicolo dell’Italia, dove per un brutto voto a dei ballerini gay si chiama la Vigilanza Rai
Saremmo grati in eterno a Terry Gilliam anche se non avesse mai fatto L’esercito delle 12 scimmie, basta e avanza il mitico Brian di Nazareth. Però adesso lo vorremmo presidente di Camera e Senato a show unificati, o quantomeno reggente del Pd fino alla prossima comica. Perché l’altro giorno il funambolico attore regista ha preso la bibbia di Hollywood Variety col piglio di un Mosè quando prendeva le tavole della Legge e ha scolpito nel marmo un paio di sentenze. Su Harvey Weinstein: “Io credo che chi ha accettato di stare con lui sapesse cosa stava facendo. Si tratta di persone adulte, sono adulti spinti da grandi ambizioni”. L’altra l’ha dedicata alle erinni #MeToo che stanno destabilizzando Hollywood manco fosse un Nazareno qualsiasi: “Un movimento sciocco e semplicistico”. Scorretto com’è, non è stato carinissimo nemmeno con le attrici che ormai si sentono tutte vittime. Ma, siccome non è Barbara Balzerani, non parlava di omicidi, al massimo di Asia Argento. La quale si è immediatamente sentita “angered” e “disgusted”.
Che gli faranno al buon Terry, adesso? Siccome Ellen Barkin ha già twittato “posso personalmente darvi un consiglio: non rimanete mai da sole in un ascensore con Terry Gilliam”, lo abbiamo già capito. L’unica consolazione per lui è che sta a Hollywood, e almeno schiverà il ridicolo dell’Italia. Il paese in cui per un Ivan Zazzaroni che si rifiuta di dare un bel voto alla coppia di ballerini gay di Ballando con le stelle, c’è subito un Tommy Cerno che denuncia “omofobia senza giustificazioni” e chiede l’intervento della Vigilanza Rai. Monty Cerno, il non senso della vita.