Da noi tutto bene
E' uscita la classifica delle città più violente del mondo. Su cinquanta, 42 stanno in America Latina (sarà colpa di Bergoglio?). E meno male che non contano le buche e il gas nervino
Puntuale come un uragano tropicale, o una lettera di Ratzinger non protocollata, è arrivata anche quest’anno la classifica delle città più violente del mondo, compilata con un pizzico di campanilismo dal Consiglio cittadino del Messico per la Pubblica sicurezza. Non che sia una cosa scientifica, ad esempio si considerano solo città con popolazione superiore a 300 mila abitanti, quindi Macerata no, e non si contano le zone di combattimento, dunque Aleppo la troverete tra i migliori Real Estate disponibili, e posticini come il Venezuela sono reticenti manco li stesse intervistando Franca Leosini.
Ad ogni modo, per noi che ci ostiniamo a considerare l’occidente un gran bel posto per vivere, anche al netto di una certa tendenza alla demokratura che agita molto il mio amico Giuliano, c’è la conferma di quanto sostiene il nostro idolo Steven Pinker: non fatevi prendere dal panico, sono i media che vi vogliono spaventare. In cima alla classifica c’è come sempre la lontana America Latina (sarà colpa di Bergoglio).
Su cinquanta città infernali, 42 stanno lì, comanda il Brasile con 17, segue il Messico a 12. I posti peggiori per le vacanze: Ciudad Juarez fa 56,16 omicidi per 100 mila residenti, Città del Capo addirittura 62,25. In Europa, niente di che, manco una banlieue islamizzata. C’è solo da notare che la classifica non prevede, tra i fattori del rischio, le buche delle strade (niente Roma, dunque) ed è stata redatta, nel 2017, prima che si scoprisse che a Londra il gas nervino lo vendono pure da Harrods. Per il resto, da noi tutti bene.