Via parità delle donne
Il caso Bedizzole, dodicimila anime in provincia di Brescia, dove l'assessore alla cultura Rosangela Comini si è accorta che non c'è una strada al femminile: un attentato toponomastico
Bedizzole, non sapete nemmeno dov’è. Fa dodicimila anime in provincia di Brescia, adagiato in quella pianura laboriosa e per antonomasia ricca, più simile a un non luogo che alle sue radici antiche, che in qualche pagina, in qualche odiografia, il grande Aldo Busi da Montichiari è riuscito a evocare. Orbene, a Bendizzole, terra di cattolicesimo progressista, l’assessora alla Cultura Rosangela Comini, s’è accorta con disappunto che non una via, non una piazza o un tratturo porta il nome di una donna.
Un attentato toponomastico alla parità di genere doloroso e da sanare. Neanche a una santa o a una Madonna, a una Kuliscioff del Basso Garda. Ma ora “le cose cambieranno”, dice, “stiamo facendo il concorso di idee ‘Bedizzole al femminile’ per individuare nomi di donne e battezzare alcuni edifici senza nome”. Un concorso rivolto a cittadine e cittadini dai 9 ai 18 anni, che hanno la memoria lunga. Saranno particolarmente gradite le bedizzolesi “che si siano distinte nel campo della cultura, del lavoro pubblico e privato, dello sport”. Peccato che per ora a nessuno venga in mente un nome di donna, a parte le due storiche ostetriche del paese “che hanno fatto nascere tutti”. Ce ne saranno, e torneranno in mente, siamo sicuri. Ciò di cui forse l’assessora dovrebbe essere sicura è altro: davvero la parità toponomastica cambierà il futuro, e persino il passato, del ruolo femminile? Comunque, bresciana per bresciana, su due piedi ci verrebbe: la Gelmini no?
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