Pure il Nobel della Letteratura affondato dal #MeToo
Giovedì si è dimessa la segretaria permanente dell’Accademia di Svezia e lo ha fatto perché il #MeToo ormai non risparmia nessuno
Bob Dylan sta benone, ha appena cantato a Roma ed è stato il solito magnetico successo, prova provata che un Nobel comminato non può scalfire la vera arte. Quello che non sta benone è il Premio in sé, non tanto nel senso della lungimiranza critica (questo lo si era capito almeno dal 1997, quando dal sacchetto di patatine sbucò la sorpresa Dario Fo) ma proprio nel senso della capacità di distinguere (che sarebbe poi la critica) le cose serie dalle panzane.
Giovedì si è dimessa (“ci sono altre cose da fare nella vita”) la segretaria permanente dell’Accademia di Svezia, che assegna appunto il Nobel per la Letteratura. Si chiama Sara Danius, la prima donna a diventare il capo dell’esclusivo circolo dei lettori. Si è dimessa non per mene letterarie, ma perché il #MeToo ormai non risparmia nessuno. Mesi fa 18 donne avevano accusato di molestie il fotografo Jean-Claude Arnault, marito di Katarina Frostenson, poetessa e accademica. E la subitanea inchiesta interna aveva rivelato che l’ente lo finanziava pure, il porco, con addirittura 13 mila euri l’anno per un suo centro culturale. La poetessa moglie sapeva? Che importa, sta di fatto che tre membri si erano già dimessi contro il lassismo delle mancate punizioni. E adesso anche la segretaria. Nel 1989 Kerstin Ekman se ne andò perché l’Accademia fece lo struzzo davanti alla fatwa contro Rushdie, adesso invece si manda tutto all’aria perché il marito della poetessa è un manolesta. Ma siccome i membri sono a vita, e un paio già ne mancano, con la fuga dei moralizzatori rischia di mancare il quorum. Ma magari chiamano Asia Argento.
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