Sorrentino fu
Siamo passati da “Sorrentino, abbiamo un problema” a “My God, ce lo siamo persi”
Questa è una rubrica di servizio. Perché, quando ci sono le grandi catastrofi naturali, è giusto che tutta la stampa dia una mano a far sapere che fine hanno fatto i parenti. E niente, il giorno dopo il botto siamo passati da “Sorrentino, abbiamo un problema” a “My God, ce lo siamo persi”. Ma no panic, questo è un parziale aggiornamento meteo. Paolo Mereghetti sul Corriere: “Certo, a Sorrentino non interessava raccontare la storia politica di Berlusconi bensì la sua anima di ‘venditore di sogni’, ma bisogna dire che in questa prima parte di sogni e di anime ce ne sono davvero pochini”. Alessandra De Luca di Avvenire “Ed è proprio il mistero dell’uomo Berlusconi più che del politico, ad attirare Sorrentino. Un mistero che alla fine del primo film rimane e lascia perplessi”. Francesco Specchia per Libero: “In un momento di declino per il vecchio Silvio, quanto influirà l’esprit artistico di Sorrentino sul destino del centrodestra italiano? Ah, saperlo…”. Botta definitiva anche dal giornale che, implicitamente, aveva scritto la sceneggiatura. Federico Pontiggia per il Fatto: “Loro 1 denuncia fin troppo chiaramente il perché non abbia trovato posto a Cannes”. Chiudiamo con l’acrobatico Giovanni Robertini di Rolling Stone: “Alla fine resta la sensazione, per usare un po’ di slang alla Bagaglino, che Sorrentino ci abbia preso per il culo… mostrando alla spettatore ciò che non è più né sogno, né cinema, neppure pornografia, ma lunghe Instagram Stories che il nostro software sociopolitico non ha mai cancellato”. Ma coraggio, si può sempre sperare nel miracolo del film di ritorno. Un po’ come la Juve al Bernabeu.