Il diritto degli U2 di dire quel cavolo che vogliono
I santoni del rock sono intervenuti a favore dell'aborto nella cattolicissima Irlanda, dove a breve si terrà un referendum. Ed è scoppiato un casino
Sono quarantadue anni esatti che Bono Vox, The Edge e comprimari ci deliziano con il loro rock ad alto e intermittente contenuto spirituale, i loro In the name of Love e i versetti dei salmi sparpagliati come coriandoli nelle loro canzoni. E da altrettanti anni ci bombardano pure con i loro debiti da cancellare, guerre da far finire e filantropie arcobaleno. Ci sono milioni di adoratori che ne hanno fatta una religione, degli U2, sempre pronti a perdonarli ogni volta che a Bono usciva una boiata da paradiso in terra un po’ più grossa del solito. Ora però la fu cattolicissima Irlanda il 25 maggio va a votare un referendum sull’aborto, in realtà si tratta di abrogare l’ottavo emendamento della Costituzione che attribuisce il diritto alla vita al nascituro e permette di abortire solo se la donna rischia di morire. E i santoni del rock globale che ti fanno? Twittano invitando a votare per l’abrogazione. Anzi The Edge ha parlato proprio ai giornali. E niente, è scoppiato un casino. Gente che gli da di scomunicati, chi minaccia di strappare i biglietti già comprati del prossimo concerto. Bene. Trovandomi per una volta con le carte in regola, lo dico tranquillo: sono contro, all’aborto. Ma in una Santa Romana Chiesa dove ognuno fa quel che vuole, anche iscriversi al Ku Klux Klan, il diritto di dire quel cazzo che si vuole non è sacro?