Foto via Maxpixel

La biro, l'Anagrafe, la fila, l'orecchio, la ferocia

Maurizio Crippa

A Portonaccio, Roma, un uomo ha staccato con un morso il lobo dell’orecchio a un altro uomo che stava aspettando il suo turno all'ufficio del municipio

“Non ce l’ho la biro. Non c’ho la biro. Va ben, non c’ho la biro, e allora? No, scusi, eh, lo so anch’io che è duro stare in fila. Se ci avevo la biro ce lo dicevo a lei, ce la chiedevo a questo qui? Scusi, lo so che è duro stare in fila. No, qui uno che lavora al tornio, senza la biro è un pirla!”. El me indiriss è una delle canzoni più belle di Jannacci. Un vecchio operaio in fila all’Anagrafe. Struggente, perché non c’è niente di peggio dell’anagrafe, quando ti si para davanti con la faccia dura e le unghie lunghe della burocrazia. E ti manda i nervi in pezzi. Ma poi i tempi cambiano, le città pure, e si fanno più feroci, belluini. Così ieri all’Anagrafe del Portonaccio, Roma, un uomo ha staccato con un morso il lobo dell’orecchio a un altro uomo che stava in fila. Poi è scappato.

Pare che il cannibale fosse intervenuto per difendere la moglie, che stava litigando per questioni, appunto, di fila. Perché la biro magari non c’entra, ma il matrimonio è pur sempre il matrimonio. O forse no, che c’entra, è soltanto una delle tante prove del nove di come siamo diventati, servisse una conferma anche al di fuori dei flussi elettorali e dei rigurgiti parlamentari. La cifra della ferocia. Del resto il vecchio di Jannacci cantava, in una lingua che al Portonaccio suonerebbe straniera: “Turnavi a cà la sera e la mia mama / la me netava el nas tüt spurc de sanc / perché la legge a l’era de dai via, / ma l’era anca quela de ciapài”. Anagrafe, vita.

Di più su questi argomenti:
  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"