Il cinico in bicicletta
Un aspirante malvivente ha cercato di rapinare un supermercato con una pistola giocattolo. Sarà la suggestione di questi giorni, ma viene in mente lo spaccone padano e i suoi porti chiusi
Poi per fortuna ci sono anche queste buffe storie di provincia, storie di uomini minori in un mondo di divinità minori, a restituirci la dimensione grottesca degli eventi. In un comune neanche piccolo dell’Alto Milanese, l’altro giorno un aspirante malvivente che si credeva furbo, o tutto d’un pezzo, è arrivato davanti a un supermercato in bicicletta. L’ha appoggiata lì al muro per bene, pronta alla bisogna, circospetto s’è guardato intorno e ha fatto irruzione, questa è una rapina! Soltanto che aveva in mano una pistola giocattolo.
Chissà se la cassiera lo aveva mai visto Prendi i soldi e scappa, il film del vecchio Woody col rapinatore imbranato che tenta il colpo in banca passando al cassiere un foglietto con vergate su delle minacce perentorie. Soltanto che aveva scritto male, troppo involuto, e il cassiere ligio ai regolamenti come fosse un custode dei regolamenti europei, o un guardacosta di Malta, glielo restituisce: scusi, ma proprio non si capisce che cosa vuole da me. Tale e quale, però in questo caso la ragazza dietro al banco sì è limitata a mettersi a ridere, anzi si è un po’ incazzata: ma dove vai con quel pistolino da bambini? E al rapinatore non è restato che darsela a gambe, anzi a pedali. E sarà magari la suggestione di questi giorni, ma viene in mente lo spaccone padano: via da qui, i porti sono chiusi, annegatevi dove vi pare. Solo che dall’altra parte del mare, dalla Spagna, gli rispondono: ma lascia perdere, buffone. E da Parigi, per soprammercato: piantala cinico, ci fai solo vomitare. Che fa venire in mente il buon Manzoni: corri corri, untorello, non sarai tu quello che spianta il trattato di Dublino.