Alberto Bonisoli (foto Fabio Cimaglia / LaPresse)

Chiamami Président

Maurizio Crippa

Il metodo del ministro Bonisoli, secondo cui è “meglio far venire la fame di cultura ai giovani facendoli rinunciare a un paio di scarpe” contro la visione del presidente francese: “Prima prendi una laurea poi dai lezioni agli altri”

Magari c’è del vero, a prenderla larga, nel brocardo del ministro della Cultura Alberto Bonisoli, secondo cui è “meglio far venire la fame di cultura ai giovani facendoli rinunciare a un paio di scarpe” invece di regalargli 500 euri da spendere in stagioni teatrali e in sostegno indiretto all’editoria. Anche se quel che risalta di più, nel brocardo, alla fine è il non detto. Perché non tutti i diciottenni italiani spendono 500 euro all’anno in scarpe, solo quelli ricchi. E insomma declinata così la filosofia appare un tantino classista. E’ una questione di stile.

  

Ad esempio Emmanuel Macron, l’idolo del mio amico Julien, uno che è classista nel Dna perché viene dell’élite e ha dei magnifici figli che sono già di élite, per spiegare ai giovani francesi che cosa voglia dire accedere all’empireo della cultura, e imparare a ragionare da classe sociale educata e responsabile, e non da sguaiati figli della gleba postmoderna, per i quali uno-vale-uno e siamo tutti fratelloni citoyen, ha fatto così. Partecipava a una qualche cerimonia ufficiale e un ragazzo che forse di anni non ne ha diciotto, ma un bel bagaj, come diremmo qui, gli si è avvicinato: “Coma va, Manu?”, come se fosse un rapper appena sceso dalla consolle. L’inquilino dell’Eliseo non si è divertito affatto, e gli ha risposto col garbo freddo che il suo Dna e la sua condizione gli consentono: “Sei a una cerimonia ufficiale. Chiamami signor presidente della Repubblica, o signore”. Ma non lo ha fatto per arroganza. No, ne ha fatta una questione di metodo, e di testa: “Impara a fare le cose nell’ordine giusto: prima prendi una laurea poi dai lezioni agli altri”. Le scarpe, invece, servono per camminare, non per dare lezioni.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"