L'editto del corridoio
Ora sono arrivati loro, quelli che parlano il linguaggio del popolo e si fanno ascoltare, cacciano i giornalisti
Da comune cittadino, come eleggano e perché alla presidenza delle Commissioni parlamentari, non è che mi metta l’ansia. Soprattutto non stimola la mia tendenza voyeuristica. Mi facciano sapere. Però a quelli che hanno votato per il Parlamento aperto come una scatola di tonno, e trasparente come uno stadio della Roma, qualcosa dovrebbe importare. Stanno eleggendo i capi delle Commissioni (aumma aumma) e, tutto d’un tratto, i giornalisti sono stati cacciati dai corridoi delle segrete stanze. Gli uscieri gli hanno sventolato sotto il naso “una disposizione normativa interna”. A memoria di cronisti dell’Associazione stampa parlamentare, non era mai successo nella storia della Repubblica. Gli hanno fatto notare, annota precisa l’Ansa, che in realtà il divieto per i giornalisti di sostare davanti alle commissioni è contenuto in una delibera del Comitato per la sicurezza della Camera del 29 ottobre 2014. Ma la delibera non era mai stata trasmessa al Comitato per la comunicazione (esiste pure) e quindi non era mai stata applicata. Forse perché nel 2014 c’era Renzi: pensate che gli avrebbero detto contro, “l’editto dei corridoi”. Ma ora sono arrivati loro, quelli che parlano il linguaggio del popolo e si fanno ascoltare, cacciano i giornalisti. E a questi webeti che hanno votato per lo streaming e per il “vi controlliamo col meetup”, e ora si trovano con niente streaming e niente da sbavare sullo schermo, e nemmeno più la stampa libera di origliare, a questi idioti, che gli resta? Fraccaro?