Emiliano dignità (tà-tà)
La Corte Costituzionale ha stabilito che il governatore della Puglia non può restare allo stesso tempo magistrato ed esponente politico. E ora che si fa? Un decreto dignità ad personam?
Chissà se adesso chiederà un decreto dignità, magari ad personam. Eddai, lasciategliela la possibilità di tenere un piede in due scarpe, in due carriere, per quanto costituzionalmente inconciliabili. Che tanto: Montesquieu, chi era ’sto fesso? Lui, quello che adesso la Consulta ha rimesso in riga, è Michele Emiliano, che ha fatto il sindaco di Bari e attualmente è governatore della Puglia. Ma sempre col doppiofondo da un’altra parte, “sono e sarò sempre in fondo al mio cuore un magistrato”, disse, una delle sue tante fanfaluche da populista ante litteram e giustizialista in servizio permanente attivo. E voleva candidarsi pure segretario del Pd, lo scorso anno, che appunto: che differenza fa? Per uno che aveva compreso, da magistrato, che “le ragioni di tanti crimini e della stessa difficoltà di cambiare il destino dei bambini dei quartieri più difficili delle nostre città stava nelle insufficienze della politica”. E dunque aveva fatto due più due, o il paso doble, fin dal 2004. Ma adesso, e chissà quanto è amareggiato, la Corte Costituzionale ha stabilito che no, Emiliano non può restare allo stesso tempo magistrato, seppure in aspettativa, ed esponente politico. E’ un illecito disciplinare, “l’iscrizione o la partecipazione sistematica e continuativa dei magistrati a partiti politici” è vietata. Ma a parte la norma, ci voleva così tanto per stabilire e magistratura e politica sono concetti e prassi un tantino diversi? Altrove sarebbe una banale questione di cultura delle istituzioni. Emiliano si lamenterà quanto vuole, ma ancora lo Stato diritto e la separazione dei poteri esistono. Ci vuole dignità (tà-tà).