Titolisti e abortisti
In Consiglio comunale a Verona hanno approvato una mozione “a favore della vita” e non “contro l'aborto”. Alcuni giornali sono rimasti fermi agli anni 70
“Verona, in Consiglio comunale sì a una mozione contro l’aborto, anche dalla capogruppo del Pd”. Leggi un titolo di Repubblica, e capisci perché va a picco: sono rimasti inchiodati agli anni 70. Leggi un titolo del Fatto: “Verona, Comune centrodestra approva mozione contro l’aborto: ‘Fondi a gruppi pro vita’”, e capisci tutto, del Fatto. In Consiglio comunale hanno approvato una mozione per dichiarare Verona “città a favore della vita” e per aumentare i finanziamenti a iniziative e associazioni che prevengano, o evitino se si può, l’aborto, che non è mai la cosa più desiderabile del mondo. Tra cui una che si chiama “Culla segreta”, che è né più né meno una possibilità offerta (non obbligatoria) a donne che non possono o vogliono tenere un figlio di farlo nascere e – non riconoscendolo, come prevede la legge italiana, non la sharia – permetterne l’inserimento in una famiglia adottiva, scelta dal Tribunale dei minori. Strutture che esistono già in Italia, scelte che si possono fare anche nei pubblici ospedali. Non è “contro l’aborto”, e persino la lettera della mozione recita “a favore della vita”. Allora perché titolare al contrario? Dove sta il terribile vulnus “che ci ha riportato indietro ad anni in cui le donne morivano per le interruzioni di gravidanza e proliferavano gli aborti clandestini” (la deputata veronese pd Alessia Rotta, auguri Pd)? Da nessuna parte, se non nel blocco mentale di alcuni giornali e dei loro titolisti. Loro sì, fermi al Medioevo. O agli anni 70.