L'eruzione del Def a Pompei
Il Vesuvio esplose il 24 ottobre, proprio come il Documento di Economia e Finanza del governo del cambiamento
Spiace per il solerte ministro dei Beni culturali, Alberto Bonisoli, che ieri si è scapicollato a Pompei per farsi fotografare, col sovrintendente Massimo Osanna e i ditoni ben piantati nel muro, davanti alla “scoperta straordinaria” di una iscrizione a carboncino che sposta in avanti di qualche mese la data della celeberrima eruzione che incenerì una città fino ad allora ben pasciuta. L’esplosione del Vesuvio che distrusse tutto con una velocità paragonabile soltanto a quella dei progressi raggiunti in una sola estate dal governo del cambiamento. “Un operaio buontempone” (Osanna) aveva scritto sul muro una data, quella del 17 ottobre del 79 dopo Cristo (dato che il carbone dura pochi giorni, gli archeologi ritengono probabile che questa nota sia stata scritta una settimana prima dell'eruzione, che sarebbe avvenuta il 24 ottobre ndr). Dispiace perché, nonostante la solerzia del ministro, lo scoop l’aveva già fatto il magnifico Alberto Angela nel 2017, sciorinando ai telespettatori una serie di prove inconfutabili sulla giusta datazione del tragico evento. Pazienza per Bonisoli, e per la “scoperta straordinaria” che è corso ad annunciare. Ma può sempre consolarsi confermando “ciò che i nuovi scavi rappresentano, ossia l’eccezionale competenza del nostro paese”. Peccato che non sarà più al governo. Oppure, la sua foto con sguardo fisso nell’obiettivo, in data 16 ottobre 2018, potrà essere utilizzata dai posteri per una conferma e una certezza, che peraltro la gente sveglia come Alberto Angela ha già dato per acquisita: come il Vesuvio, anche il primo Def del governo del cambiamento è esploso a ottobre. Fra un paio di millenni cominceremo a scavare.