Cerno La Qualunque, il senatore senza un perché
È lui l’uomo-sintesi del nulla cosmicomico. Risposta alla grande domanda: “Cosa si è candidato a fare?”
Dall’altra sera mi chiedo se ci sia qualcosa di più assurdo di Gigino Di Maio; da anni mi chiedo se ci sia qualcosa di più evanescente del Pd; da mesi mi chiedo se ci sia qualcuno più irrimediabilmente ondivago di Calenda. E per ingannare la noia, tra una gaffe di Toninelli e una di Foa, mi domando: chissà se esiste qualcuno che tenga insieme, in una sola persona, tutto questo vuoto pneumatico. Ieri, come un’epifania, ho avuto la risposta. A pagina 8 del Fatto. È Tommaso Cerno. Lo intervista Tommaso Rodano, ed è bravo: leggi le sue domande e intuisci la sua faccia attonita, mentre le fa. “Difficile spiegarsi come Tommaso Cerno abbia rinunciato a una posizione apicale nel giornalismo per accomodarsi nelle retrovie di palazzo Madama”. Dopo un po’ di risposte, esausto, pone la questione cruciale: “Cosa si è candidato a fare?”. Appunto. Dalle risposte del sentore del Pd ed ex condirettore di Repubblica si evince che: sui vitalizi, si sente più grillino di Barbara Lezzi. Sul Pd, pensa che “ha perso il contatto con la realtà”. Sui candidati segretari, “non rappresentano una novità”. Sulle primarie, non voterà. Su Renzi, “non riesce più a fare ragionamenti di ampio respiro”. Al Senato, si annoia. Al referendum non votò sì, ma neanche no. Insomma, è lui l’uomo-sintesi del nulla cosmicomico. Cosa si è candidato a fare? Bene, ho trovato anche questa risposta: siccome aveva capito come sarebbe andata tra i giornali e Di Maio, è sceso in politica per salvare Repubblica.
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