Vite di uomini non illustri (e di altri comici minori)
Flavio Bucci e Marco Della Noce sono finiti in disgrazia e ci hanno fatto pagare il rimorso di vecchie risate. E poi pensi a quei tre scappati di casa che fanno confusione col Def
Ho speso un sacco di soldi in alcol, donne e macchine veloci. Il resto l’ho sperperato”, disse una volta George Best, il quinto Beatles, prima di finire su una panchina. L’altro giorno è toccato a Flavio Bucci, magnifico attore con due strati di follia (quando lo presentarono a John Travolta come “la sua voce italiana”, gli rispose che Travolta “poteva considerarsi la mia faccia americana”) a raccontare di aver speso tutto in vodka e cocaina, e ora sta sul lastrico. Ieri è rispuntato da un tubo catodico spento Marco Milano, famoso un tempo per aver trasformato un saluto friulano in un tormentone di cabaret. L’Agenzia delle entrare l’ha rovinato, ha rischiato di morire di fame, ora è senza fissa dimora.
Marco Della Noce lo ringrazieremo in eterno per come perculava Lucacorderodimontezemolo, ma era diventato “il comico di Zelig che dorme in macchina”. L’ha ripescato Maurizio Caverzan con i suoi splendidi “Persi di vista”: ora sta meglio, e bene così. Non passa quasi settimana che non salti fuori una storia triste, a farci pagare il rimorso di vecchie risate. Ma le persone che ci hanno fatto divertire avranno un giorno il meritato premio (ma magari più in là, eh). Poi pensi a quei tre scappati di casa (uno leggeva il Def, l’altro lo scriveva e il terzo fregava i due pericolosi intellettuali) che prendono lo stipendio dal governo degli italiani e andranno pure in pensione a quota 100, e ti viene da cantare come Jannacci: “Brutta puttana che è sta vita”.