Brunaio, il mese in cui Vespa pigia nel tino Davigo
Il conduttore di "Porta a Porta" dà fiato al paese che non ne può più dei forcaioli
Il sapido Aldo Grasso ha proposto di chiamare “Brunaio”, riformando il calendario giacobino, il mese in cui piovono le anticipazioni di Bruno Vespa. È stato buon profeta. Uscito dal suo salotto di poltrone imbiancate e assiso sulle cadreghe di Floris, l’epoca dei giacobini ha finalmente fatto a pezzi. Manco pigiasse coi piedoni nei tini l’uva del suo vino. C’era, sull’orlo di una crisi di nervi, Davigo: “Il problema è che, mentre mia nonna aveva la foto di Giovanni XXIII sul comodino, il dottor Davigo sul comodino ha le manette. Lui si sveglia dicendo: ‘Oggi a chi tocca?’”. Applausi.
Si difende, l’ayatollah: “I due problemi nel nostro paese sono il crimine organizzato e la devianza delle classi dirigenti”. (Urca). Ma Vespa, garantista a muso duro: “Alcuni esponenti della classe dirigente, non tutti. Si tratta di una parte minoritaria di essa. Ed è già troppo”. Il Dottor Sottile sposta la palla, è colpa dei giornali: “Di solito quello che viene scritto sui giornali è il riassunto di quello che avviene nelle aule processuali. E questa è un’anomalia, perché altrove, invece, il circuito è rovesciato”.
Ma Bruno è spietato, forse sono trent’anni che ce l’ha sul gozzo: “Veramente voi di Mani Pulite siete stati dei maestri a riguardo”. La prescrizione, ultima mazzolata: “E’ aberrante”, se non riformi il processo penale i giudici possono andare avanti all’infinito. Il vento di Brunaio dà fiato al paese che ne ha le palle piene, dei forcaioli. È così chiara, l’aria, che spunta persino (persino!), il tenero Floris: “Dottor Davigo, i magistrati fanno quello che vogliono”. C’è nell’aria un profumo nuovo, o forse d’antico: è Brunaio.