Tifo e politica. Evidenze
L'ingaggio di Marotta e lo "scudetto vinto in segreteria". Una folle giornata da interista
Spoiler. Questa rubrica non è sul calcio: è sul tifo, cioè sulla politica. Ieri una squadra di calcio per la quale lo scrivente nutre un certo trasporto e che è universalmente famosa per l’aggettivo “pazza” ha vissuto una delle giornate più folli della sua storia, almeno fuori dal campo. Per due motivi, che coinvolgono entrambi una squadra per la quale invece nutre un certo trasporto il mio amico @christianrocca. Il primo motivo è che la Cassazione ha respinto in via definitiva un ricorso della squadra di @christianrocca assegnando per sempre alla squadra pazza il titolo del 2006, il famoso “scudetto in segreteria” che pure il Filosofo Mou rinfacciò (ma forse è leggenda) ai suoi.
Il secondo è che, mentre vinceva questa battaglia per la Verità della Storia (un sottogenere del Maxiprocesso), la squadra pazza ha ufficializzato l’ingaggio di Beppe Marotta, ovvero uno degli artefici dei successi di quelli là, e immaginate quanto poco amato da noi di qui fino a ieri, chiamato a farci vincere come quelli là. È come se i gialloverdi chiamassero Soros a fare il ministro dell’Economia.
Per quelli come me, ma anche per quelli come quelli là, c’è da sentirsi spaccati nel cuore, odio e amore che si ribaltano ma non trovano mai una posizione comoda in cui stare. E insomma, fuor di metafora: è un po’ come Salvini con Di Maio, o con il 2,4 e il 2,04, oppure come Renzi con Minniti. Perché siamo italiani, e non cambieremo mai, conta solo il tifo, la bandiera, il partito. Ps. Ovvio che se poi arriva anche Conte (quello vero) io mi sparo. E se poi vinciamo, me la godrò da lassù con Peppino Prisco. Perché è tifo, cioè politica.
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