Siamo contro i buuu ma alla Supercoppa sessista no
L’Italia del calcio antirazzista che sanziona gli ululati è la stessa che va a giocare la Supercoppa in uno stadio in cui le donne potranno entrare solo nei settori riservati alle famiglie
Per amor di patria, sarei quasi tentato di alzare le mani, come davanti a un Daspo o a una revoca del permesso di soggiorno, e confessare, visto che tutti fanno gli gnorri: sì, questa stramaledetta finale di Supercoppa italiana al King Abdullah Sports City Stadium di Gedda l’ho organizzata io. Sì, insomma: l’abbiamo organizzata noi, quei Bauscia da galera che fanno buuu a Koulibaly e si sono meritati le reprimende di tutta Italia (come se poi l’Italia non fosse quel posto che vota Salvini e vuole cacciare i negher). Perché poi si scopre che l’Italia del calcio antirazzista che sanziona i buuu (ma mica tutti eh, va’ là) è la stessa che va a giocare la Supercoppa in uno stadio in cui le donne potranno entrare solo nei settori riservati alle famiglie. Gli altri sono tabù. Ditelo al ministro Fontana, sarà contento. Ma nessuno ha fiatato, nessuno ha protestato. Anzi il presidente della Lega, che è uomo saggio, ha provato a leggerla come un passo di progresso: “Fino allo scorso anno le donne non potevano assistere ad alcun evento sportivo” e invece adesso “le donne potranno entrare da sole alla partita senza nessun accompagnatore uomo”. Accipicchia. Comunque, delle due l’una: o tutte ’ste fregnacce sui buuu allo stadio sono solo fregnacce, e allora va bene anche il sessismo. Oppure vuol dire che siamo pronti, l’anno prossimo, a giocare la Supercoppa nel progressista Brasile di Bolsonaro, dove ieri la neoministra dei Diritti umani si è presentata così, per spiegare ai Lgbt che è finita la pacchia: “Attenzione, i bambini vestono azzurro e le bambine rosa”. Buuuu.