Jan e Veneziani (buuu!)
C'è chi è stato anticomunista per la libertà (Jan Palach) e chi perché era fascista (Marcello Veneziani)
Cosa facesse Marcello Veneziani dieci anni fa (#10yearschallenge) non saprei. Mi ricordo solo che nel 2015 “praticava una forma particolarissima, soprattutto inedita di outing” (Corriere) raccontando che la sua (ex) moglie gli rubava i libri da casa e poi li bruciava. Un’altra cosa che ricordo è cosa faceva #50yearschallenge Jan Palach: si dava fuoco a Praga. Non ai suoi libri, proprio a se stesso. In nome della libertà. Forse, nei libri bruciati di Veneziani, questa memoria s’è invece persa. Altrimenti vuol dire che non li aveva mai davvero letti, tutti i suoi libroni di intellettuale non organico e contro il totalitarismo comunista. Oppure non li ha capiti.
Sul Panorama belpietrizzato, Veneziani ha scritto, è riuscito a scrivere, che Jan Palach era un eroe ante litteram del sovranismo. Sì insomma, non s’è immolato perché c’erano i carri armati dell’Unione sovietica a soffocare la Primavera, ma perché era oppresso il “suo” popolo. C’è del vero, come in tutte le interpretazioni letteraliste: il gruppetto dei suoi amici si chiamava “Patria e Libertà”. Ma è falso, come ogni letteralismo. E ancora peggio è dire, oggi, che non combatteva a favore della “globalizzazione” (sic). Si chiama anacronismo, o più propriamente cazzata. E invece, scrive Veneziani, oggi i globalisti europeisti sono imbarazzati a ricordare quell’eroe, perché la sua fiamma brucia ancora nel vento sovranista. Dice che per questo sono imbarazzati anche a Praga. Ma che vergogna: lì sono imbarazzati perché, ultimamente, tifano quel campione della democrazia di Putin. Veneziani: uno di quelli che facevano gli anticomunisti, ma non per la libertà. Perché era fascista.