Metti un apostrofo rosa tra le parole: la chiesa è un casino
Il Papa torna a Roma, e lo aspetta una riunione speciale per parlare dei preti pedofili. Ma subito dopo, di questo passo finisce che gli tocca organizzare un sinodo sulle suore molestate
Cos’è Sanremo, se non il palcoscenico in cui scorrono tutti i nostri diversi apostrofi rosa (ormai siamo più fluidi che poliamorosi) tra le parole “ti amo”? E cos’è un viaggio aereo papale, se non il palcoscenico in cui scorrono tutti gli apostrofi rosa (ormai un casino più di quelli di Sanremo) di preti e suore, e pure chierichetti? Ogni volta, col Papa, uno show. Era cominciato con “chi sono io per giudicare”, adesso è l’ora delle suore. Si parla di maltrattamento delle donne e lui, invece di mandare un bacione ad Asia Argento e chiuderla lì, spara: “E’ vero, dentro la chiesa ci sono stati dei chierici che hanno fatto questo. Ci sono stati sacerdoti e anche vescovi che hanno fatto quello. E io credo che si faccia ancora”. Stava più sereno là tra gli infedeli. Adesso torna a Roma, e lo aspetta questo incontro, questa riunione speciale, questa specie di Rocky Horror Picture Show vocazionale per parlare dei preti pedofili. Ma subito dopo, di questo passo finisce che gli tocca organizzare un sinodo sulle suore molestate. E niente, il problema è che preti e suore, ’sto apostrofo rosa, non sanno proprio dove metterlo. O forse sì, ma certo fa un po’ strano. C’è questo ex prete di ottant’anni, in Inghilterra, che ha lasciato la chiesa dopo 50 anni di onorato e casto servizio e s’è sposato con un bamboccione rumeno di 25 anni. Gli ha comprato pure una casa, e se sentite puzza di marcio, anche noi. Ma poi senti questo ex prete che dice “finalmente ho avuto il primo coinvolgimento emotivo della mia vita” e pensi: boh, forse più che i sinodi sul sesso degli angeli, gli conviene organizzare un festival, al Papa.