Concita, la democrazia
De Gregorio, l'ex direttore dell'Unità, ha chiesto all'editore (il Pd) di assumersi le sue responsabilità per il fallimento del giornale. Ma è stata ignorata
Concita De Gregorio ha rotto un argine di dignitosa discrezione (dal suo punto di vista, ma dal punto di vista generale era omertà) e ha raccontato la sua situazione non solo personalmente difficile, ma soprattutto incivile politicamente e indice di una democrazia (di cui i giornali fanno parte) a rischio di default. La vicenda dell’ex direttore dell’Unità, riassunta, è questa. L’editore è fallito e da anni è costretta a rispondere in solido per cause civili (non condanne per diffamazione, o altro) intentate contro il giornale. Non aveva sottoscritto il “patto di manleva” che avrebbe spostato le responsabilità in solido sull’editore. Oltre un milione di euro tra pignoramenti, prelievi diretti, conti e carte di credito prosciugati.
Per azioni civili mosse contro l’Unità quantomeno intimidatorie, diciamo. E l’editore? De Gregorio ha ottenuto per vie legali il riconoscimento che, manleva o non manleva, a mettere mano al portafoglio debba essere l’editore. Ma l’editore è fallito, e l’editore elettivo, diciamo, del giornale fondato da Antonio Gramsci, insomma il Pd, ha scaricato il barile, attraverso il diniego di parecchi alti papaveri chiamati in causa. Difendere la libertà di fare i giornalisti – il compito degli editori, e dei partiti nel caso dei giornali politici – è il minimo della decenza, della democrazia. Marianna Madia ieri ha twittato: “Mi prendo la mia parte di responsabilità come parte di una comunità politica, ma questa storia va affrontata e risolta come partito”. Ma è stata tra le poche. Gli altri? Forse erano a combattere contro questo governo di cattivoni che minaccia la libertà di stampa.
Mi prendo la mia parte di responsabilità come parte di una comunità politica, ma questa storia va affrontata e risolta come partito. https://t.co/EPNcR4y0NX
— Marianna Madia (@mariannamadia) 7 febbraio 2019