Eugène Delacroix - La liberté guidant le peuple

I millenaristi

Maurizio Crippa

Di Maio è, anagraficamente, un millennial. Possibile che di quella generazione non abbia assorbito niente, ma niente? Nemmeno la coazione a googlare?

Ci abbiamo già riso e già pianto tutti, appena è stata pubblicata sul sito del Monde. E hanno riso, soddisfatti come quando ci si conferma in un antico pregiudizio, pure i francesi. E non ce lo meritavamo proprio, noi italiani: per colpa di questo risibile zotico. Ma è così. “La tradizione democratica millenaria” che Giggino o’ bibbitaro ha attribuito alla Francia – incurante del Re Sole ma pure dei Re Fannulloni, che invece potrebbero risultare più di suo gusto – è una scemenza che fa ridere, che fa piangere.

 

 

Detto questo, ci sono alcune faccende di carattere generale che l’ennesimo strafalcione di questa masnada di contrabbandieri illumina. Prima, e anche minore: ma uno straccio di addetto stampa, di scribacchino, di segretaria d’azienda corrispondente in lingue estere (ah no, quella già è ministra) che abbia almeno le basi della Settimana Enigmistica, no? Ma colpisce più questo: il Di Maio storico del millenarismo è lo stesso delle “autostrade informatiche” ed è, anagraficamente, un millennial. Possibile che di quella generazione non abbia assorbito niente, ma niente? Nemmeno la coazione a googlare? L’unica cosa che hanno assorbito, dall’esposizione alla Rete, è il millenarismo, appunto. Che è una forma di superstizione sostitutiva del cervello. Il problema non è dire “la storia millenaria” della democrazia francese. Il problema è che il millennial millenarista è ai margini della storia: non ci è mai entrato. E a noi italiani non resta che chiedere venia ai francesi, per il tramite di François Villon, poeta quattrocentesco (dunque per Di Maio in pieno gollismo) francese: “Fratelli umani, che vivete ancora / Non siate contro noi duri di cuore”.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"