La classifica di Sanremo 2019 con il voto della giuria demoscopica (foto LaPresse)

Abolire il televoto

Maurizio Crippa

Decenni di spappolamento del cervello popolare con la truffa del “decidete voi”. Un male che viene da lontano

“E’ un periodo nel quale qualunque parere che non sia il parere popolare tout court è visto con sospetto. E c’è la tendenza, secondo me non bellissima, secondo cui proprio il parere popolare deve vincere su tutto”. Così parlò Mauro Pagani, capo della giuria. E sentenziò: “Sembra che in qualche modo il nemico sia diventato la conoscenza”, e invece “il parere degli esperti è fondamentale”. E poiché Mauro Pagani è uno dei migliori musicisti italiani, la sua difesa dell’expertise contro i gilet gialli del televoto ad cazzum fa Cassazione, Corte suprema, Tavole della legge. E per la musica è tutto. Anzi no.

 

Domenica 10 febbraio, mentre qui starnazzavano i ministri con le orecchie foderate di Nutella e i casaleggisti secondo cui ogni raglio di asino è melodia (“l’anno prossimo solo televoto”: indovinate chi l’ha detto?) negli States assegnavano i Grammy, che sono gli Oscar della musica e valgono in un solo anno più dell’intera storia di Sanremo (parlandone come pil, e come influenza sui nostri gusti). Chi credete li assegni? Una apposita Academy di sapientoni, che spiega agli americani cosa è bello e cosa val la pena ascoltare. Sarà per questo che, nonostante quello là, non sono un paese populista e al talento credono ancora? Il punto non è la musica, e nemmeno la scemenza del razzismo, nemmeno le idiozie sulla giuria radical chic. Il punto è che le forze oscure della recessione cavalcano il televoto perché è con quello che sono andate al governo. Avendo raccolto dal secchio del letame la pappa in cui si è ridotto il cervello degli italiani dopo che per decenni (tre-quattro decenni) una congrega di furboni, televisivi e no, l’ha shakerato ben bene. I Celentani e i Pippi Baudi – vi ricordate quando misuravano i sì e i no, facendo accendere o spegnere la luce? – e tutti gli altri. Poi hanno iniziato a dire: beh, se si può fare con Miss Italia, perché non con il Parlamento? Così è successo quel che è successo. Se c’è una cosa da chiudere non è la giuria di Sanremo, ma il televoto. Prima che quelli aboliscano il voto.

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  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"