Torni a bordo, Bongiorno
Consigliare a Salvini di non farsi processare perché la giustizia ha tempi troppo lunghi è come suggerire di approfittare dell’auto blu, dacché l’Atac fa schifo
"Sì, è vero, sono stata io a consigliare a Salvini di non rinunciare all’immunità sul caso Diciotti perché conosco la giustizia italiana, e so che Salvini sarebbe rimasto sotto processo per sei, sette, dieci anni". Giulia Bongiorno è avvocato valente e politico di sana e robusta costituzione. Ma questo ha detto. Della figura di merda di Salvini, risponderà in solido lui. Ma della furbizia forense calata a manipolare un discorso politico che si vorrebbe serio dovrebbe rispondere lei, almeno su qualche punto. Lei, il già eroico difensore di Andreotti (quello che si difese nei processi, e non dai processi) fa bene a consigliare al sempliciotto di cui s’è fatta badante giuridica di usufruire delle prerogative del suo status. Ma, come qualcuno le ha contestato, è come suggerire di approfittare dell’auto blu, dacché l’Atac fa schifo: e il pari diritto di tutti gli altri? Bongiorno lo sa, ma allora perché tiene bordone a un ceffo che gli altri li metterebbe in galera, possibilmente senza troppe garanzie? E perché siede in governo assieme a gentaglia che quelle auto blu giudiziarie, di cui pure abusano, a furor di popolino vorrebbero abolire? E perché, se teme la gogna di dieci anni per Salvini, siede al tavolo con Bonafede, invece di mandarlo a cagare per assenza di pensiero giuridico, uno che vuole abolire la prescrizione? Poi dice che un tema “su cui bisognerebbe intervenire è quello delle misure cautelari”. Però, ahilei, “non fa parte del contratto di governo”. Lo facesse inserire, allora, invece di stare a rivendicare, come fosse un balzo in avanti del diritto, le controriforme salviniste su legittima difesa e immigrazione. L’avvocato Giulia Bongiorno non è l’avvocato Giarrusso. Torni a bordo, cazzo.