Telese, la Liala a 5 stelle
Giulia Sarti è vittima e non carnefice, scrive il giornalista. Dovrebbe lasciar perdere i numeri e dedicarsi ai sentimenti
Con quella sua moschetta al mento, con quella sua aria di spiegare reddito di cittadinanza e quota cento che farebbe sembrare un’economista persino la Castelli, e l'altro ieri Bentivogli in tv lo picchiava come un tamburo usato, Luca Telese è un caso professionale. Dovrebbe lasciar perdere i numeri e dedicarsi ai sentimenti. Una Liala all’epoca dei Cinque stelle ancora è una casella da riempire. Scrive sulla Pravda una papiressa, che ambirebbe a essere una contro verità, per spiegare come Giulia Sarti sia vittima e non carnefice, donna di cuori e sentimenti. Ullallà.
“Il fidanzato-collaboratore finanziava una fidanzata con i soldi di un’altra fidanzata deputata M5s, all’insaputa di lei. Tutto chiaro?”. Incipit da rosa per cameriere. Di Giulia Sarti non ci importa un tubo, se la vedesse Casalino. Importa qui la Weltanschauung sentimentale di Telese. “La vicenda è più vicina al melodramma”, verga. Indaga, contro-intuisce: “Fa la figura di una ragazza fragile dal punto di vista sentimentale”. Per essere il capo della commissione Giustizia, un po’ somaro, direte. Ma è perché non avete sensibilità: “Certo, la vita di questi due ragazzi è un vero casino, interessante per lo spaccato antropologico che rivela. Lei conosce lui, perché lui le viene consigliato come esperto informatico abile nel far sparire dalla Rete delle foto private di autoerotismo hackerate e diffuse”. Sempre peggio direte, voi che preferite l’hard boiled. Ma lui: “La carriera di una deputata che poteva diventare ministro finisce nella polvere. Morale della favola. A un uomo puoi dare il tuo cuore, il tuo token mai”. No, la morale è questa: se la Sarti poteva fare il ministro, Telese può fare lo chaperon.
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