Il retro-king e Gio Ponti
Il vento del cambiamento ha rotto le balle in tutti i settori, assestarsi all’antico e alla competenza di una volta è diventata l’unica strategia affidabile
Ora che persino Antonello Venditti ha svoltato i settanta nel segno dei Pesci surgelati e a lunga conversazione. Ora che quel giovanotto amante del camping sotto l’Ulivo di Romano Prodi ha spostato la tenda e l’ha riportata un po’ più vicina a casa. Ora che è tornato a casa persino Enrico Letta, e persino i coniugi Renzi. Ora che Zingaretti – il fratello – ha riportato le lancette del Pd un po’ più indietro di dove si erano bloccate quando andò in amministrazione incontrollata la Ditta di Bersani. Ora che potrebbe tornare anche Bersani, e tutti a domandarsi: ma Rosy Bindi, che fa? Ora è chiaro che l’unico modello che può funzionare in Italia è il modello retro-king. Perché succede anche questo: la Roma (intesa calcio) affonda in Europa peggio della Roma del Trio Lescano, e che ti fa Pallotta? Richiama in panca Claudio Ranieri, The King of Testaccio per meriti anglofili, a cercare di salvare la baracca. The King is back, e il novatore Monchi se ne torna da dove era venuto. Il vento del cambiamento ha rotto le balle in tutti i settori, assestarsi all’antico e alla competenza di una volta è diventata l’unica strategia affidabile. Persino Mattarella sembra ringiovanire ogni giorno che passa, mentre Conte e Fico hanno ormai i capelli grigio topo. Bene, c’è solo la Tav da sistemare, con quel professor Ponti che aveva presentato una relazione in duplice copia, pensa che cervellone. E magari, se a occuparsi di infrastrutture serie al posto del professor Ponti si potesse riavere Gio Ponti, saremmo un’altra volta in Europa. Tutti insieme appassionatamente.