Ipotesi senza attenuanti
La "delusione" e la “tempesta emotiva” del masculo. I giornalisti hanno il tic di trovare una giustificazione (falsa) al femminicida
Ermes Antonucci spiega con acribia e carte alla mano quanto siano destituiti di fondamento i titoli strillati, e i commenti pure, di molti giornali a proposito di una sentenza del Tribunale di Genova che ha condannato un uomo per l’omicidio della moglie, con una pena ridotta in virtù del rito abbreviato. Leggendo male le motivazioni, i titoli hanno puntato allo scandalo: il giudice sarebbe stato indulgente perché “la donna aveva deluso e illuso l’imputato”. La “delusione” del masculo come attenuante impropria dell’omicidio. Faccenda che fa il paio con un altro scandalo presunto, giorni fa, per una sentenza del tribunale di Bologna che avrebbe riconosciuto a un femminicida l’attenuante della “tempesta emotiva”. Anche in quel caso non era vero, ma anche in quel caso le titolazioni e i commenti emotivi avevano fatto il giro dei giornali. A mio rischio e pericolo, vorrei avanzare una ipotesi generica, persino priva di riscontri, sul perché ultimamente si sparino tanti titoli a casaccio su sentenze di questo tipo: credo sia un tic giornalistico. Ora, di tic abbiamo ognuno i nostri, noi giornalisti. Però è come se prevalesse in quelle forzature, in quelle erronee interpretazioni, un riflesso pavloviano: siccome “ci sembra” che, con l’aria che tira (l’aria Dio-patria-famiglia della Cirinnà-nà-nà, diciamo), e con il ministro poliziotto sempre pronto a sparare sentenze, ci sia un clima sfavorevole alle donne, e molto favorevole e giustificazionista del brutalismo maschile, i giornalisti si sentono in dovere, ma proprio in dovere, di cogliere tra le righe delle sentenze i segnali che mala tempora currunt. Solo che, anche stavolta, a correre è il cattivo giornalismo fatto di tic.