Quasi meglio Desirè
La polemica sciatta sul look della consigliera sarda a cinque stelle. Per non essere populisti, oggi d’un tratto sono diventati tutti rigoristi
Visto dall’Italia, il caso di Joe Biden l’abbraccione sembra persino una cosa seria. Per quanto le ex colleghe che si turbano anni dopo, annusate le trecce morbide, senza manco l’affannoso petto, sia una faccenda risibile. Ma da noi la ridicolaggine del moralismo bon ton sta facendo passi da gigante, e sempre solo col cattivo gusto di attaccare l’avversario. Siamo reduci da giorni di disgusti, e forse persino di vittoriani svenimenti, per la vista di mezza lingua a scandaglio di Giggino Di Maio. Servirebbe criticarlo per quello che fa (vero Fazio?) e non per come slinguazza. È diventata praticamente virale una foto di Aldo Moro in spiaggia, in abito e cravatta. E non c’è aspirante Lord Brummel da tastiera che non abbia detto la sua baggianata sui politici che una volta erano seri, altro che le braghe da bagno salviniane.
Ma forse, sessant’anni dopo, pure Moro si sarebbe messo in costume. La più sciatta di tutte è però la polemica per la blusa ti vedo-non ti vedo della consigliera sarda a cinque stelle, Desirè Manca, che si è presentata al debutto regionale con il più improbabile dei look. Non che non si sia visto di peggio, uomini e donne, in passato, dentro e fuori le aule. Ma per non essere populisti, oggi d’un tratto sono diventati tutti rigoristi, persino quelli che fino a ieri giravano con le infradito. E nessuno che abbia provato a dire che il peggio di Desirè non erano le trasparenze, ma le parole: “Desirè è questa. E’ la donna che vedete. E non sarà certo un’aula istituzionale a cambiarne la personalità”. Ecco, il populismo è non capire il senso di un’aula istituzionale. Vestirsi, è un dettaglio.