Niente like a CasaPound
Cancellati gli account Facebook di Gianluca Iannone e di altri arditi e centurioni in giro per l’Italia
L’algoritmo è pericoloso, sì. Ed è pieno di russi che ti trollano, sì. E hanno la posizione dominante, sì. E non si capisce dove pagano le tasse, sì. E prima o poi l’Antitrust amerikana troverà la ricetta per fare lo spezzatino, sì. E Zuckerberg è anche più antipatico di Casaleggio, sì. E se stai troppo a smarmellare la tua pagina durante le ore di lavoro rischi pure di farti licenziare, sì. E forse non chiuderanno tutto l’internet, come vorrebbe quel massimalista democratico di @christianrocca, ma Facebook, prima o poi, lo chiuderanno sì. Ma nel frattempo che trovano il sistema, una volta tanto, diamo a Facebook quel che è di Facebook: un bel like! L’altro giorno hanno bloccato il profilo di Caio Giulio Cesare Mussolini (e che sarà mai? Mica gli hanno dato 44 coltellate) perché all’algoritmo il cognome gli fa lo stesso effetto delle tette delle statue di Canova: gli sembra pornosoft.
Ieri invece protestavano quelli di CasaPound, i simpaticoni dello sgombero democratico, perché Facebook avrebbe cancellato “sistematicamente gli account personali dei maggiori esponenti del movimento” (scrive il loro organo di stampa di riferimento). Cancellati gli account di Gianluca Iannone e di altri arditi e centurioni in giro per l’Italia. Probabilmente per qualche commento di troppo, dopo i fattacci di Torre Maura. Loro si sono fatti fotografare con la bocca impacchettata dalla scritta “Facebook”, gridando alla censura. Si facessero aprire un profilo a Casal Bruciato, dopo averlo sottratto a un rom avente diritto. E mettiamolo ’sto like a Facebook, no?
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