Addio monti. Renzo e Lucia, profughi di Calolziocorte
Il piccolo paese vicino Lecco, luogo dei Promessi Sposi, istituisce “zone rosse” e “blu” in cui saranno vietati i centri di accoglienza per immigrati. Ma tra qualche decennio arriverà un Papa emerito a spiegare cos’è successo
"Addio monti, sorgenti dall’acque, ed elevati al cielo; cime ineguali, note a chi è cresciuto tra voi”. Questi erano i pensieri, avesse saputo esprimerli, di Lucia la notte in cui con Renzo e la madre Agnese divenne profuga. E con l’aiuto di uno scafista d’acqua dolce attraversò dall’hub di Pescarenico verso l’altra sponda. In fuga da un’oppressione politica, in cerca di asilo, displaced people. A quel tempo Lecco era un borgo che s’avviava a diventare città, Pescarenico un suo sobborgo di pescatori e Calolziocorte altrettanto, qualche tiro di sasso più a valle, sulla stessa sponda dell’Adda o lago che dir si voglia. Ora Calolziocorte è ancora un borgo, riccotto e senza pretese, ma ai professori della scuola Manzoni (of course) del paese sarà difficile da domani spiegare ai ragazzi quel passo dei Promessi sposi che parla di profughi, gente in fuga da quei luoghi dove oggi abitano.
Perché la Giunta comunale ha approvato un regolamento che istituisce “zone rosse” e pure “blu” vicino alla scuola, alla stazione, persino all’oratorio in cui saranno vietati gli insediamenti di centri di accoglienza per immigrati (al momento sono 20 persone: venti). Insomma Calolziocorte ha introdotto in Italia un regime tecnicamente di apartheid (brutto termine boero, che Manzoni non avrebbe sciacquato in Arno), non previsto dalle nostre leggi, buttando a lago Don Lisander e la memoria di quando, da quelle sponde, erano Renzo e Lucia a fuggire. Poi magari, con qualche decennio di ritardo, arriverà un Papa emerito a scrivere una nota explicativa e spiegare cos’è successo.