La violenza degli umani
Uomo o donna non cambia nulla. Il problema di una violenza profonda appartiene a ognuno di noi
A vedere in fotografia (il video delle Iene anche lasciamo stare) la simpatica signora che qualche giorno fa ha tirato un bicchiere di acido in faccia a un uomo che era stato per breve tempo suo compagno, vien solo da dire che ha fatto un gran bene – lui – a darsela a gambe. E che anzi non si capisce cosa lo avesse così ineffabilmente attratto, prima. Ma questo non lo diremo, rischieremmo di venire coperti di rimbrotti e sopracciò nel nome della correttezza di genere. E il punto, qui, è proprio il genere: ma non la correttezza, bensì l’essenza. Il punto lo ha centrato ieri, anzi lo ha s-centrato, l’ha messo proprio fuori bersaglio, @MaxGramel nel suo Caffè di via Solferino. Scrive che l’episodio sembra rovesciare “lo schema tradizionale, dove il maschio veste i panni del carnefice”, ma così non è. Perché anche in questo caso si tratta del “frutto di un modello patriarcale basato sul possesso”. Anche se la tiratrice d’acido stavolta è donna. Per cambiare davvero le cose, scrive appellandosi a Jung, bisogna abbandonare il patriarcato e aderire “a un modello matriarcale basato sull’accettazione”. Ora, i danni che ha fatto Jung, li sapeva anche Freud. Ma il danno peggiore è un modo di pensare che fa risalire al “genere” il problema di una violenza profonda che è invece degli esseri umani – ugualmente uomini e donne, e suppongo anche transgender. Questo è disconoscere il fatto, e il dramma dell’umano in sé. E dunque non trovare, ma mai, la via d’uscita. È come dire che se diventeremo tutti vegani il mondo si salverà. Davvero?