Il guaio del Csm non sono le correnti, ma Lotti. Maddai!
Fare dell'ex ministro (o del prossimo politico) il simbolo del male di un sistema in cui il male è invece altro, e sono i comportamenti dei magistrati, e non dei politici, è truccare le carte
Davanti all’intercettazione di Luca Lotti che dice del vicepresidente del Csm David Ermini “però qualche messaggio gli va dato forte”, mi piacerebbe poter esclamare, come una Francesca Cipriani qualsiasi al cospetto di Salvini: “Quella voce mi ha scombussolato”. Ma non va così, il circo mediatico è una ruota, e se sei caduto in basso come Lotti la tua voce fa schifo. Però qualcosa non quadra. Luca Lotti è un deputato, ed è anche come si sa un imputato, ma in una faccenda che nulla c’entra col Csm. E’ stato intercettato, intercettazione ambientale, mentre inopportunamente (certo) parlava con Palamara e altri di magistratura. L’intercettazione è pubblicata, ed è regolare che lo sia, anche se è del tutto inutile. Parlare con Palamara non è un reato, seppure il pg di Cassazione Riccardo Fuzio abbia detto che “si è determinato l’oggettivo risultato che la volontà di un imputato abbia contribuito alla scelta del futuro dirigente dell’ufficio di procura”, eccetera. L’oggettivo sfugge un po’. Ma soprattutto, fare di Lotti (o del prossimo politico) il simbolo del male di un sistema in cui il male è invece altro, e sono i comportamenti dei magistrati, e non dei politici, è truccare le carte, è impedire la comprensione dei fatti. E quando l’ex procuratore nazionale antimafia e fresco europarlamentare del Pd Franco Roberti sentenzia che “ci troviamo di fronte a fatti gravissimi, che aprono una questione morale… che riguarda i magistrati ma anche la politica. A partire dal Pd”, è chiaro che la comprensione dei fatti è proprio poca. Se lo ricorda, Roberti, quel che diceva Caponnetto del Csm?