Il grottesco della giustizia
Il funerale di Borrelli e i domiciliari a Formigoni. Inginocchiamenti e manipolazioni giornalistiche
Ieri il giornale della fu borghesia milanese aveva in prima pagina la fotografia di Di Pietro inginocchiato su un tappeto rosso e a fianco il titolo: “In ginocchio per Borrelli”. L’esito era grottesco, non tanto per il teatrante di Mani pulite, siamo abituati, ma per il giornale che dava tanto risalto al gesto del pm la cui firma non era nemmeno comparsa, sullo stesso quotidiano, tra quelle del pool in calce al loro commiato. Una manipolazione inutile, un teatrino per evitare di dare un giudizio che non fosse retorica. Sullo stesso giornale – e anche su altri – c’era ieri un’altra notizia di giudiziaria trattata in modo grottesco. Roberto Formigoni ha ottenuto i domiciliari. Tecnicamente, poiché la spazzacorrotti non prevede pene alternative, è una libera valutazione del giudice, e per reggere la finzione ci voleva un po’ di messa in scena. Così l’ex governatore, che non aveva mai ammesso colpe, ha per la prima volta ha detto “comprendo il disvalore dei miei comportamenti”, eccetera. Ha piegato il ginocchio, con più eleganza di Di Pietro, perché doveva ottenere un risultato; per farglielo ottenere, il Tribunale di sorveglianza pur ben disposto aveva bisogno di un pro forma. Tutto qui. Ma i giornali hanno enfatizzato il “pentimento”, “ho sbagliato”. Quello della borghesia milanese ha addirittura annotato che “la cella deve averlo segnato”, che ha “fatto i conti con il suo fallimento”. Prendere per vera una finzione: l’ipocrisia è l’omaggio che il giornalismo rende ai tribunali.