Il Pinguino di Calvino
Ginevra è uno dei cantoni più restrittivi per l’utilizzo dei condizionatori. Così la città si scopre per un attimo sudata e preda di leggi climatico-talebane
Sulla necessità teologica, per un giornale vaticano, di pubblicare la gocciolante storia di un ghiacciaio morente, quasi fosse l’inedita testimonianza di un san Giovanni Paolo II in zona “lasciatemi andare alla casa del Padre”, s’è aperto, da queste parti, un frizzante dibattito tra cultori della materia. E devo dire, con l’allegria che si riserva alle cose che stanno in non cale, che tendo a dare ragione ai miei interlocutori. L’Europa è avvinghiata da una morsa di solleone, poi verranno le piogge ristoratrici, ma il tema del clima è ormai rissa escatologica. E’ utile dunque contribuire al dibattito con la notizia di un altro punto di vista, sempre teologico. Ginevra non è tra le più piccole città di Giuda, ma vivaddio nemmeno tra le più calde. Eppure, negli scorsi giorni, è stata “emergenza Caronte” pure lì. Solo che nella città di Calvino, in virtù della Riforma che aveva già chiuso, cinquecento anni fa, la partita tra la Bibbia e la Modernità, a favore di quest’ultima, accade questo. Che i ristoranti con terrazza all’aperto erano vuoti, impraticabili come graticole, ma anche le sale interne erano deserte, ridotte a fornaci ardenti. Perché nella città di Calvino i condizionatori non abbondano, sono rarità guardata con sospetto. A Ginevra non è che “si possa comprare un condizionatore in un batter d’occhio”. Il condizionatore, spiegherebbe Greta, inquina, buca l’ozono. Cosicché Ginevra è uno dei cantoni più restrittivi per l’utilizzo dei condizionatori e serve richiedere un permesso all’autorità. E la ricca e modernissima città si scopre per un attimo sudata e preda di leggi climatico-talebane. La compatibilità ambientale è suprema, è questione di Tavole della Legge. Amen.