Gigi, il piromane a punti
Ieri a Milano, zona Comasina (via Bellerio non è lontana) hanno finalmente arrestato il “piromane delle auto”. E sembra una “storia politica”
Sulle prime la notizia sconvolge, il quadro indiziario è cristallino come un discorso di Beppe Conte. Ma qualcosa non torna. Ieri a Milano, zona Comasina (via Bellerio non è lontana) hanno finalmente arrestato il “piromane delle auto”. Ne ha bruciate 18 in sole due settimane, compulsivamente, da metà agosto (praticamente da quando quello là ha capito di averlo preso nelle mele. Indizio 1). E guarda un po’, la notte tra il 17 e il 18 sono andate arrosto due macchine proprio davanti a via Bellerio (gli psicologi dicono eccesso di rabbia. Indizio 2). Dalle informazioni rilasciate dalla polizia a noi vecchi cronisti di bianca metropolitana, il quadro probatorio si arricchisce anche di un movente psicologico. Pare che il piromane abbia cominciato così, di botto, per una delusione d’amore (indizio 3). Insomma lui mandava bacioni come un idiota, poi ha scoperto che c’era un altro che si chiamava Renzo (o “Renzi”, à la Trump). Manca soltanto il nome, ci diciamo noi vecchi cronisti della giungla d’asfalto. Ma non siamo nati ieri: il piromane è lui, quel pirla del Salvini. Qualcosa però non tornava, come nei casi troppo facili da risolvere. Poi ha un alibi: lo vedono sempre lì a ciondolare fino a tardi intorno al Viminale. E allora zac, ecco la soluzione del caso. Vuoi mica che il piromane seriale sia quell’altro? Che è vero che si è accasato subito, ma adesso se la fa sotto, ha paura di perdere la “vice”, la poltrona, il partito. E allora ogni giorno che passa, ogni sera che viene, manda un segnale. Brucia un’altra macchina, erano cinque e poi dieci e adesso venti, come fossero punti di un accordo da sabotare. Un piromane seriale, Giggino. Fermato in tempo. Al rogo numero 18.