Beatles (Foto LaPresse)

Adorno McCartney

Maurizio Crippa

Per il sociologo De Carvalho “i Beatles erano semianalfabeti in musica” e questo basterebbe a rendere evidente lo zampino di Adorno

Ora che viene il freschetto settembrino e il sarabanda da vamos a la playa sovranista di ieri davanti al Parlamento si annuncia come uno degli ultimi fuochi dell’estate, si rischia che ci venga persino un po’ di nostalgia per la bellissima stagione al di sotto di ogni credibilità del Papeete. Per fortuna qualcosa per tenerci allegri, tra fughe dalla realtà e complottismi intesi a svelare le trame oscure del mondialismo, rimane ancora: ma bisogna spostarsi di emisfero, là dove l’estate tropicale sta per iniziare. Insomma dalle parti dei guru di Bolsonaro.

 

Come ad esempio questo Olavo de Carvalho, settantaduenne sociologo e forse filosofo, ma dalla tempra di un Diego Fusaro, già noto alle cronache per suoi stravaganti interventi in video e per essere molto stimato da un figlio di Bolsonaro e dall’entourage. Bene, qualche giorno fa ha esplicitato una nuova teoria in zona complotto globalista, che ribalta la storia del rock. Ha detto più o meno questo: “Le canzoni dei Beatles, in verità, le scriveva il sociologo e filosofo tedesco Theodor W. Adorno”. Sì, quello dellla Dialettica dell’Illuminismo. Perché, spiega De Carvalho, “i Beatles erano semianalfabeti in musica” e questo, bontà sua, basterebbe a rendere evidente lo zampino di Adorno, raffinato musicologo, il cui vero obiettivo sarebbe stato, ovviamente, diffondere “l’effetto devastante dei Beatles”, basato sulla diffusione dell’LSD. Eccetera. Che meraviglia, l’estate non è ancora finita: più mojito sovranista per tutti.

  • Maurizio Crippa
  • "Maurizio Crippa, vicedirettore, è nato a Milano un 27 febbraio di rondini e primavera. Era il 1961. E’ cresciuto a Monza, la sua Heimat, ma da più di vent’anni è un orgoglioso milanese metropolitano. Ha fatto il liceo classico e si è laureato in Storia del cinema, il suo primo amore. Poi ci sono gli amori di una vita: l’Inter, la montagna, Jannacci e Neil Young. Lavora nella redazione di Milano e si occupa un po’ di tutto: di politica, quando può di cultura, quando vuole di chiesa. E’ felice di avere due grandi Papi, Francesco e Benedetto. Non ha scritto libri (“perché scrivere brutti libri nuovi quando ci sono ancora tanti libri vecchi belli da leggere?”, gli ha insegnato Sandro Fusina). Insegue da tempo il sogno di saper usare i social media, ma poi grazie a Dio si ravvede.

    E’ responsabile della pagina settimanale del Foglio GranMilano, scrive ogni giorno Contro Mastro Ciliegia sulla prima pagina. Ha una moglie, Emilia, e due figli, Giovanni e Francesco, che non sono più bambini"