Toti il tempista
Lui e Calenda non hanno il senso del ritmo. Maledetto Matteo!
Nella vita il tempismo è tutto, come ben sa il bambino che l’altro giorno è precipitato dal balcone, ma vivaddio c’era sotto un benzinaio che in quell’istante guardava proprio dalla sua parte, e oplà. Invece prendete Giovanni Toti, con quella faccia che ha visto Genova, ma per caso. Ha aspettato il momento del suicidio di Salvini per buttarsi su Salvini, geniale. E poi ha preso la rincorsa e si è lanciato nel vuoto, col suo nuovo partito, “Cambiamo!”. Peccato che, in quel medesimo istante del tempo e dello spazio, unico nel cosmo, fossero tutti girati dall’altra parte, a guardar sorgere Italia viva, il nuovo partito di Renzi. E lui, sdeng!, schiantato sull’asfalto.
Per equanimità di giudizio bisogna anche dire che non è l’unico. Prendete Calenda, sono mesi (anni?) che rumina, progetta, semina, macina: mo’ chiamo Bombassei e faccio un partito. A Ferragosto se n’è andato dal Pd, sdegnato, tutto era ormai pronto, persino Oscar Giannino, e invece: maledetto Matteo. Sono così privi del senso del ritmo, Toti e Calenda, che la prossima volta che ci proveranno sarà il giorno che annuncia il suo partito Mara Carfagna. E secondo voi, tutti quanti da che parte saranno voltati?