Non sparate sull'imam
Chi criticò l'abolizione del regio decreto fascista che elencava “le punizioni per i fanciulli” ora se la prende con un cattivo maestro musulmano
Seconda soltanto alla paccottiglia sul meteo (dicono i siti che sta per arrivare non l’autunno, ma la “svolta artica”), la paccottiglia sul multiculty e sui danni del multiculty è ancor più indigeribile. Anche perché il meteo almeno varia con le stagioni, invece le smanie del multiculturalismo sono sempre quelle: dire fare baciare lettera testamento, a ben guardare. Poi ci sono quei giorni strani che arrivano tutte insieme, e non si riesce a mandarle né su né giù. Un po’ come il tortellino de-maializzato di Bologna, che poi non era vero ma intanto Salvini ha fatto in tempo a dire che “stanno cancellando la nostra storia” (che se fosse la sua, non sarebbe poi male). Oppure la carte geografiche al posto del crocefisso a scuola, che invece è vera, ma avendola detta El Merendero Fioramonti è noiosamente destituita di ogni interesse (Salvini però è riemerso dal sugo dei tortellini per dire che “il crocefisso non si tocca”, manco fosse roba sua). Poi viene la storia più gustosa, o indigesta. A Padova hanno arrestato un imam del Bangladesh perché nella sua improvvisata madrassa (dove le merendine non ci sono, altro che tassarle) picchiava e umiliava i bambini troppo poco svelti a mandare a memoria le sure del Corano o troppo rumorosi, o distratti. In galera, anzi chiudergli la scuola. Che poi però, quando un annetto fa lo stato italiano, in un raro sussulto di decenza, abolì il regio decreto fascista che elencava “le punizioni per i fanciulli” e le note e le sospensioni, c’era una sacco di gente che strillava: ah, dove andremo a finire, ah, non ci sarà più rispetto e religione. E sono gli stessi stronzi che, adesso, vogliono buttare la chiave dell’imam, il loro maestro ideale.
CONTRO MASTRO CILIEGIA