Mafia Cardinale
Bergoglio ingaggia Giuseppe Pignatone, ex procuratore generale di Roma, come capo del Tribunale vaticano
Con tutto il monte Calvario di cose cui ha da pensare, pover’uomo – le cose serie come l’Amazzonia e il mondo annegato nelle bottigliette, ma anche quelle più da circo Barnum ecclesiale, come guerre di religione e scismi che pare di stare in un romanzo di Wu Ming – Papa Francesco non si fa mancare niente. Tipo il nuovo scandalo finanziario in Vaticano, che si rubavano pure l’obolo di san Pietro, i fetentoni. Ogni volta che tra le Mura leonine sembra imboccata la via di povertà e trasparenza, cose che Francesco ci tiene parecchio, non come prima che la polvere dei peccatucci finiva dritta sotto il tappetto, scoppia la bomba (carta) e arriva una nuova inchiesta. Sulle ruberie, tra monsignori e cardinali, non se ne verrà mai fuori: è più forte di loro. E allora ecco l’arma fine di mondo di Bergoglio: ingaggia Giuseppe Pignatone, ex procuratore generale di Roma, come capo del Tribunale vaticano. Sì, proprio il giudice di Mafia Capitale. Che in fondo con Mafia Cardinale sono parenti stretti, e molti comprimari rischiano di essere gli stessi: il Vaticano è una Roma condensata. Del resto è dai tempi di Alì Agca e Emanuela Orlandi che un altro magistrato tutto d’un pezzo, Rosario Priore, tenta di farsi aprire le porte e i cassetti della Curia per venirne a capo. Solo che l’hanno lasciato sempre fuori dall’uscio. Ma se stavolta non ce la fa manco Pignatone, che farà Francesco? O richiama al lavoro Mastro Titta, o chiude la baracca e si trasferisce a Zagarolo, come gli suggeriva Guido Morselli.
CONTRO MASTRO CILIEGIA