Caro ministro, no: la storia non è un trono di merendine
Non so da quanto tempo Fioramonti non sfogli un manuale per le scuole, ma rimarrebbe sorpreso come un Toninelli davanti al tunnel del Brennero se scoprisse che la storia per date e battaglie non la praticano più dai primi anni ’80 del Novecento
Ormai è un genere letterario a sé, ma è come con le serie tv: ci si affeziona ai personaggi e si guarda avidamente anche l’ottava stagione. Così “Ultime dal Merendero - La serie” è sempre un piacere da recensire. Stavolta tocca alla Storia, con la esse maiuscola, cioè i programmi di scuola, anche se lui lo scriverebbe con la esse bassa che fa più new didattica. Il ministro dell’Istruzione, parlando alla Gilda, nome che profuma d’antico, ha detto: “Credo molto in un approccio alla storia che superi la superficialità del libro di testo. E’ come se raccontassimo una storia che è la versione libresca del Trono di spade”. Lo spunto per tanta intuizione degna delle Annales gliel’ha dato il figlio, forse lo stesso malamente insultato perché vuole studiare in inglese (cosa che, va detto, fa solo onore a lui e pure al babbo). Fatto sta: “Mio figlio mi chiede spesso: ‘Papà perché la storia è una sequenza di battaglie?’. Poi ci lamentiamo che la società di oggi incoraggia la violenza e il conflitto”. Come dire che se ci sono gli omicidi in famiglia è perché ancora qualcuno parla di Caino e Abele. Ma sorvoliamo, il punto è un altro. Non so da quanto tempo Fioramonti non sfogli un manuale per le scuole, ma rimarrebbe sorpreso come un Toninelli davanti al tunnel del Brennero se scoprisse che la storia per date e battaglie non la praticano più dai primi anni ’80 del Novecento: sono pieni di microstoria, storia delle idee, storia comparata e, i più arditi, di sagaci smontaggi dell’eurocentrismo. Una complicazione tale che spesso non si raccapezzano nemmeno i prof. La storia come un Trono di merendine sarebbe più facile.