Passi il circolo Pickwick degli scrittori contro Handke, ma Rushdie no
Anziché scrivere bei libri e farci i soldi come sempre si occupano di stabilire chi possa scrivere e chi no
Arrivo ad essere quasi perfettamente d’accordo con chi ha scritto che il cinquanta per cento del Nobel per la Letteratura lo dovevano dare a Don Winslow. Posso ingoiare con stoicismo il rospo cinefilo di Mariarosa Mancuso, quando scrive che Il cielo sopra Berlino è invecchiato male. Mi taccio con il dovuto, e tengo a specificare non formale, rispetto davanti alle madri di Srebrenica che considerano un insulto morale alle vittime aver premiato l’autore di Un viaggio d’inverno ovvero giustizia per la Serbia e che andò ai funerali di Milosevic (per quanto, se dovessimo far assegnare i premi letterari ai parenti delle vittime, vincerebbe sempre Agatha Christie). Ma poi c’è la “comunità internazionale dei letterati”, il circolo Pickwick più molesto che ci sia, che anziché scrivere bei libri e farci i soldi come sempre si occupa di stabilire chi possa scrivere e chi no, e soprattutto non se è bello o brutto: ma se è bene e male. “Io parlo solo da scrittore. Le mie non sono posizioni politiche”, aveva detto Peter Handke, e per un artista dovrebbe bastare. A meno di voler dar fuoco alle pellicole di Roman Polanski con lui dentro, di voler distruggere tutti i Caravaggio, o dichiarare vietato Céline. Ma posso pure dar per buono più o meno tutto, di questa fuffa. Ma quando arriva Salman Rushdie per ri-assegnare ad Handke il premio “scemo internazionale dell’anno”, Rushdie, l’uomo che scrisse un brutto libro e da allora ci campa e ci scassa i maroni, questo no.